Svelata la presenza di Federico II a Montefiascone

Svelata la presenza di Federico II a Montefiascone

di Redazione

18/9/2023

Nel Medio Evo il controllo politico militare di Montefiascone era determinante nel perenne conflitto tra impero e papato in virtù della straordinaria importanza strategica della cittadina. Sin dai tempi di Federico I gli Hohenstaufen tenevano il territorio di Montefiascone in grande considerazione. Anche il figlio del Barbarossa, Enrico VI di Svevia, considerava la fortezza di Montefiascone il sito naturale per governare il territorio circostante. Suo fratello Filippo I, Duca della Tuscia, qui aveva stabilito la sua sede. In un editoriale della rivista Quellen und Forshungen, pubblicazione edita a cura dell’istituto Germanico di Roma, riguardo il volume 198 del fondo Garampi dell’Archivio Segreto Vaticano, si dimostra, documenti alla mano, che un diploma del 1185 emanato a favore di Montefiascone da Federico Barbarossa, per vari motivi ritenuto un falso, era invece sicuramente autentico, e che Montefiascone era effettivamente la sede di un castellano imperiale, nonché il capoluogo del distretto amministrativo più a sud del regno degli svevi nell’Italia centrale.

A raccontarci queste vicissitudini degli Hohenstaufen nel territorio di Montefiascone è Quinto Ficari, storico, ricercatore e divulgatore della Storia di Montefiascone da circa un decennio, autore di diversi saggi in cui ha approfondito l’analisi storica della Leggenda di Defuk e la storia del vino EST EST EST di Montefiascone. Quinto, a proposito degli Hohenstaufen, ci racconti le evidenze storiche che hai trovato?

La ricerca scientifica degli ultimi anni ha fatto passi da gigante avendo potuto usufruire della digitalizzazione di numerosi archivi storici di numerose istituzioni che conservavano documenti spesso dimenticati, con la possibilità di incrociare dati fisicamente distanti in tempo reale, permettendone l’elaborazione e lo studio immediato, opportunità impensabile prima dell’avvento del web… questa possibilità di avere accesso a documenti altrimenti inaccessibili sta già portando di fatto a una riscrittura di numerose pagine di Storia.

Nel merito, mi sembra abbastanza evidente che le testimonianze documentali relative al dominio degli svevi a Montefiascone risultano spesso annacquate. Considerato che questa sorta di amnesia arrivi a coinvolgere la presenza fisica di Federico II di Svevia, probabilmente il personaggio più carismatico dell’intera storiografia medievale , è legittimo sospettare che anche a Montefiascone si sia esercitata nei confronti dello Stupor Mundi e di tutti i suoi collaterali, per cancellarne e ridimensionarne il ricordo, quella spietata pratica di manipolazione e decontestualizzazione della memoria storica nota come Damnatio Memoriae.

Basti pensare che alla morte dell’imperatore, nel 1250, papa Innocenzo IV festeggiò l’evento con parole di giubilo, in una lettera piena di commenti sprezzanti nei confronti dell’imperatore, indirizzata al clero e al popolo del regno di Sicilia . In questo contesto altri, come Giovanni Villani, alimentando la propaganda papale contro l’imperatore, raccontarono che ad uccidere Federico II non fu la malattia, ma l’ambizioso figlio Manfredi.

Ma ritorniamo alle vicende di Montefiascone e il legame con Federico II, cosa accadde in quegli anni?

Nel 1234, il senato romano capeggiato dal potente nipote di Onorio III, Luca Savelli, dichiarò che il patrimonium di San Pietro apparteneva alla città di Roma. Papa Gregorio IX fu costretto ad allontanarsi, non prima di emettere un anatema nei confronti del senatore, ottenendo però l’effetto di inferocire ancora di più i romani. A questo punto Gregorio IX affidò al cardinale Raniero Capocci la defensio patrimoni beati Petri, e chiese aiuto ai sovrani cattolici d’Europa. In questo frangente anche Federico II portò soccorso al papa, che ricambiò il favore scomunicandogli il figlio, Enrico VII di Germania, che si era alleato con i comuni della Lega Lombarda contro il padre, permettendo così all’imperatore di agire contro di lui e contro i principi tedeschi che si erano ribellati sotto la guida di suo figlio.

Le truppe pontificie di stanza a Rieti si ricongiunsero con quelle imperiali a Montefiascone, dove Federico II aveva stabilito il quartier generale delle sue truppe, ed in pochi mesi ottennero una vittoria definitiva, (battaglia di Viterbo, 8/10/1234), infliggendo ai romani pesanti perdite. In questo periodo di permanenza sul colle falisco (Agosto-Settembre 1234), l’imperatore emise diversi atti amministrativi di una certa importanza, la cui eleganza formale fa ritenere che a Montefiascone sicuramente operasse la cancelleria imperiale al completo. Con uno di questi atti in particolare, in data 8 settembre 1234, Montefiascone fu il palcoscenico di un evento di rilevanza storica assoluta, in quanto con questo documento Federico II ridimensionava il valore di precedenti atti stipulati dal papa con il re di Francia in seguito alle conseguenze della Crociata Albigese contro il Catarismo. Si tratta della donazione a Raimondo VII Poiters, Conte di Tolosa, del Contado Venassino, nei pressi di Avignone.  Questo documento, emesso dalla cancelleria imperiale di stanza a Montefiascone l’8 settembre 1234 e sottoscritto da Federico II è conservato presso gli Archivi Nazionali del Ministero della Cultura francese. Oltre ad essere importantissimo dal punto di vista storico-politico, è probabilmente uno dei documenti meglio conservati a firma dell’imperatore giunti ai giorni nostri .