di Redazione 4/12/2024
Incontro con Jerry Bortolan, giornalista, reporter e critico gastronomico di lungo corso, ha intervistato alcuni tra i più grandi cuochi italiani e francesi.
Jerry Bortolan, personaggio eclettico e dai molteplici interessi è un critico enogastronomico e opinion leader, definito un reporter instancabile, un “globe-trotter” del gusto. Ha lavorato per radio, TV e per magazine di tutto il mondo, assaggiando quasi tutte le cucine, anticipando tendenze e scoprendo giovani talenti.
Ha visitato e intervistato i grandi chef di Francia, come Paul Bocuse, Jacques Lamelois, Joël Robuchon e Yannick Alléno. Ha saputo raccontare, stando al loro fianco, la storia e l’evoluzione di Gualtiero Marchesi, Nadia Santini, Luisa Valazza, Heinz Beck, Massimo Bottura, Massimiliano Alajmo, Aimo e Nadia Moroni, Alfonso Iaccarino, Mauro Uliassi, Moreno Cedroni, Anthony Genovese, Gennarino Esposito e tanti altri, anticipando i loro successi futuri.
Ha dedicato la sua professionalità a manifestazioni internazionali, promuovendo l’agroalimentare italiano. È attivissimo sul fronte del vino, in tutta Italia ma anche in Francia (da Épernay, patria dello Champagne, fino in Borgogna e Bordeaux), in California, nel sud dell’Australia, dalla Barossa Valley fino in Tasmania. Ha inventato per la Porsche il format “Sapori e motori”, unendo la potenza dell’automobile ai cibi e ai luoghi dell’enogastronomia che si incontrano durante un viaggio.
Nei suoi reportage si è anche occupato di popolazioni depresse, carestie ed eventi internazionali, come il ritorno di Hong Kong e poi di Macao alla Cina. È stato testimone e ha scritto di guerra durante l’attacco USA con F-16 e Tomcat sulla ex-Jugoslavia ed è stato l’unico giornalista ammesso sulla portaerei atomica Roosevelt.
Lo abbiamo incontrato al Bulgari Hotel Roma, a Piazza Augusto Imperatore, in un pomeriggio che si è trasformato presto in un racconto coinvolgente sui ricordi e sulla memoria del suo principale interesse, quello della cucina e del suo futuro.
Domanda : Come è cominciato il tuo percorso enogastronomico è partito da bambino o è maturato in età più avanzata?
Tutto è nato nei miei primi anni di vita, fra gli odori di casa e le ricette della nonna. É stato un incubatore importante per lo sviluppo della mia memoria olfattiva e per la mia conoscenza enogastronomica
Domanda Ti definisci un reporter instancabile, un “globe trotter” del gusto. Quanti paesi nel mondo hai girato per arricchire la tua cultura gastronomica e non solo ?
Risposta Ho visitato 126 paesi, considerando che il mondo ne ha 180, una buona parte insomma. Da New York a Miami, da Las Vegas a Los Angeles, da Vancouver a Toronto fino ad Acapulco e ai Caraibi, dal Brasile al Nepal. Ho voluto raggiungere gli angoli più remoti del Globo per riportare ai lettori il racconto degli aspetti più veri ed entusiasmanti delle culture gastronomiche internazionali. Gli unici posti che non ho girato sono stato quelli che ho escluso per il fatto che non potevano offrirmi l’aspettativa di un esperienza struttura e all’altezza delle mie conoscenze.
Domanda Ultimamente osserviamo la nascita di critici, diciamo improvvisati, che si occupano di gastronomia. Qual è la tua posizione rispetto a questa proliferazione?
Risposta. Vuol dire non sapere che cos’è realmente la cucina, si dà spazio a chi fa del male a questo mondo, lo svaluta in definitiva, perché la grande cucina ritorna alla tradizione, la rigorosità e la semplicità della cucina è fondamentale.
Domanda Qual è stato il personaggio o l’evento che nella tua carriera ha segnato il punto di non ritorno, verso il tuo percorso come opinion leader del settore?
Risposta E’ stato Toni Sarcina ad aprirmi le porte, è stato una “ grande scuola” ed un amorevole passepartout che mi ha permesso di conoscere la nascita della grande cucina contemporanea e i suoi precursori, personaggi del calibro di Gualtiero Marchesi Paul Bocuse, Joel Robuchon ed altri.
Domanda Quale sarà il futuro della cucina nel terzo millennio secondo te ?
Risposta : ricordando le fatidiche parole che mi disse Robuchon: la cucina non ha futuro! Penso sia diventato un laboratorio chimico, non comprensibile dalle persone, è necessario tornare alla tradizione e quei elementi che hanno contraddistinto l’inizio di un percorso che ci ha portato fin qui. Spero ad ogni modo che qualcosa cambi e che la cucina delle donne, delle mamme e delle nonne, quella della tradizione, sia sempre un punto di partenza e mi auguro questo auspicato cambiamento.