“Dies irae, dies illa solvet saeclum in favilla, teste David cum Sybilla.” (Il giorno dell’ira, quel giorno che dissolverà il mondo terreno in cenere come annunciato da Davide e dalla Sibilla).
Giovedì 29 marzo, dalle ore 21.00 presso l’ex Dogana, in via dello Scalo di San Lorenzo 10, a Roma il Coro Nuova Arcadia ed il maestro Pier Giorgio Dionisi eseguono il ” Requiem” di Mozart. Il Dies irae è una delle parti più note della Messa di Requiem in Re minore K 626, che è l’ultima composizione di Wolfgang Amadeus Mozart, rimasta incompiuta per la morte dell’autore, avvenuta il 5 dicembre 1791. Quando il Conte Franz von Walsegg zu Stuppach, aspirante compositore, decise di celebrare l’anniversario della morte della moglie avvenuta il 14 febbraio 1791, scelse di commissionare a Mozart un Requiem che poi avrebbe voluto far passare per suo. La proposta economica era buona e il compositore, che in quel periodo aveva bisogno di denaro per finanziare le sue corpose uscite, accettò. Il 1791 fu però per Mozart un anno pieno di impegni a cui far fronte rapidamente. Così il Requiem fu completato fino al secondo brano, in gran parte abbozzato, e poi lasciato molti mesi fra le carte che furono ereditate, dopo la morte del marito nel dicembre del 1791, dalla moglie Constanze. Fra quelle carte furono rinvenute prove che il compositore conoscesse il committente. È probabile che Mozart non avesse detto nulla alla moglie di quella strana commissione. Era bene, infatti, che a Vienna non se ne avesse sentore; ma che non lo sapesse lui, il cui segreto era stato comprato, e che gli venisse commissionata un’opera da un uomo misterioso, è francamente improbabile.
Tornando al Requiem, il motivo di tanta trascuratezza nel terminarlo è da additare dunque ai pressanti impegni, ma non è da tralasciare il fastidio che Mozart, uomo giustamente orgoglioso e con grande senso della dignità personale, provasse per il gesto di Walsegg e per il Requiem stesso. Eppure quest’opera, anche grazie all’ottimo lavoro di propaganda di Constanze, è diventata uno dei maggiori veicoli della fama di Mozart subito dopo la sua morte. Negli ultimi anni del Settecento ebbe innumerevoli esecuzioni in varie città, prima tedesche poi europee, e fu scelto spesso per commemorare la morte di personalità più o meno importanti. In questa composizione sacra il romanticismo ritrovò subito il suo clima e il Requiem, che alimentava l’aneddotica, anch’essa tutta romantica, della morte tragica e della sua colonna sonora, è divenuta fino ai nostri tempi una della creazioni più famose ed eseguite di Mozart. L’opera fu completata da Franz Xaver Süssmayr, allievo del compositore e amico di famiglia, con l’aiuto di altri e su commissione di Constanze, che consegnò all’incaricato del conte, circa due mesi dopo la morte del marito, la partitura, spacciandola per autentica. In ogni modo Constanze, che aveva fiutato l’affare in termini di immagine e di denaro, ne tenne copia anche per sé e tentò all’inizio di far credere che il Requiem fosse autentico davvero. Mozart invece aveva completato solo i primi due pezzi (Introitus, Kyrie e parte del Dies irae) e aveva lasciato appunti, più o meno nutriti fino all’Hostias, con i quali sviluppare le parti seguenti.
La commissione del Requiem offrì dunque a Mozart l’occasione di soddisfare la pulsione mistica dettatagli dalla sua potente sensibilità anche nel campo della tradizione musicale religiosa e in special modo in un genere da lui mai frequentato, quello della “missa pro defunctis”. L’opera è secondo i musicologi di tutto il mondo l’episodio cruciale della storia della musica moderna.
Solisti:
Donatella Iaia- soprano
Serena Muscariello- contralto
Andrea Fermi- tenore
Andrea Scorsolini- basso
Orchestra e Coro Nuova Arcadia
Direttore: Pier Giorgio Dionisi